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Movimento 5 Stelle

Movimento 5 Stelle

domenica 8 marzo 2015

Una gita.

Oggi ho detto a mio figlio: andiamo a fare una passeggiata? E lui: si!
Non sapevo dove andare e gli ho proposto di andare al lago...a Riva. Mi ha solo chiesto di prendere il passeggino. Non avrei potuto negarglielo. Così siamo usciti.
Sotto casa entro nel bar, per prendere un caffè e leggere due pagine del giornale. 
Vedo il convoglio del tram passare. Bene, ho tempo per finire di leggere aspettando il prossimo. 
Intanto lui mi chiede un cioccolatino. Sono appena arrivati e ne è goloso.
Usciamo e ci avviciniamo alla fermata. 
Saliamo, devo dire che gli ingressi a filo sono una comodità incredibile, e per fortuna troviamo posto. Quello di prima sembrava pieno. 
Siamo tra quasi 200 persone, scendono da tutta la valle, qualcuno di Trento, e si dirigono tutte in Busa.
Qualcuna si fermerà a Nago per godere della vista del lago, altre a Torbole. Altre proseguiranno per Arco per visitare il castello in questa giornata di sole di fine inverno.
Noi ci fermeremo a Riva. La fermata davanti ai giardini prospicienti la Rocca quasi svuota il convoglio. 
Molti entrano direttamente al bar per prendere il primo gelato. Del resto non hanno speso nulla per arrivare, il servizio è nato senza biglietto, e quindi nessuno si preoccupa di negarsi questo piacere, o di negarlo ai propri figli.
Noi due invece andiamo a vedere le barche nel porto, ci raccontiamo di quando abbiamo passato le vacanze in mare insieme, ha una memoria incredibile per un bambino di 4 anni...o forse è normale e mi stupisco solo perché è mio figlio.
Il sole è già dietro la montagna, ma nessuno si preoccupa di tornare. 
La metropolitana non smette quasi mai. Certo dirada le corse di notte, ma se decidessimo di mangiare qui dopo le 23 ne passa una all'ora.
Ma noi dobbiamo tornare. 
Come all'andata godiamo delle meraviglie di questi due paesaggi contrastanti, inframmezzati dal biotopo di Loppio.
E come all'andata guardiamo tutti la strada che sembra deserta. Qualche macchina la percorre, sono i pochi che non ne possono proprio fare a meno.
Ci fermiamo davanti l'ospedale, da cui eravamo partiti.
Una bella giornata tranquilla, la prima di molte gite al lago.

Ehhh...

Sarebbe bello. Invece usciamo dal bar - perché il caffè l'abbiamo preso veramente - e saliamo in auto.
Subito dopo il tunnel di Mori notiamo una coda infinita che torna da Riva.
Ci lascerà solo quando parcheggiamo. Riva ci accoglie con uno sterminato parcheggio. Distante da ogni cosa.
Poco importa, carico mio figlio sul passeggino e andiamo al porto.
Centinaia di persone camminano...ma come noi molti si guardano bene dallo spendere qualcosa. Tra benzina e parcheggio io ho speso più di 15 €.
Godiamo della giornata insieme ugualmente. 
Ora torneremo a casa. Speriamo di non passare la serata in coda.
Altrimenti sarà l'ultima volta che scendiamo.

(c) Paolo Vergnano

venerdì 1 agosto 2014

Il divario tra amministratori e cittadini: i primi si autodeterminano stipendi e vitalizi!

Nicola Gottardi, Paolo Vergnano, Fabrizio Costantino, Cristiano Zanella, Marianna Demmatè
Uno solo è il vantaggio derivato da una crisi economica come quella attuale: mettere in luce quello che non va bene. E una cosa che proprio non va in un contesto caratterizzato da una disoccupazione giovanile che va oltre il 40%, con famiglie in perenne difficoltà, è proprio il divario economico fatto di privilegi da “antico regime”. Per questo motivo il Movimento 5 Stelle ritorna a battere il martello sul chiodo dei vitalizi. E' una questione morale; è una questione di “uguaglianza”. Sì.. di uguaglianza e di legalità, perché quello che questa crisi mette in evidenza sono le diseguaglianze sociali ed economiche. Obiettivo della politica, e di tutta la società, è di garantire “l'uguaglianza” eliminando le disuguaglianze e le ingiustizie. Questa mattina (1 agosto 2014) presso il palazzo della Regione, il Comitato cittadino 5 stelle contro i vitalizi, a seguito della sentenza del Tar che ha reso illegittimo il ricorso fatto dai consiglieri provinciali del Movimento 5 Stelle (senza giustificarne il motivo), ha presentato alla stampa il piano B: annullare la legge per incostituzionalità con ricorso al Capo dello Stato. Tre sono i principi che stanno alla base di questo secondo passaggio: incostituzionalità, conflitto di interesse, non rispetto del principio di uguaglianza. «La politica -spiega Marianna Demattè- deve essere uno strumento per il bene comune e non per occupare posizioni di privilegio. La nostra classe politica provinciale non è diversa da quella di altre Regioni. Ci sono cittadini che hanno perso il lavoro e altri che non riescono a trovarlo. Abbiamo istituito questo comitato al fine di portare avanti un'azione legale contro la legge provinciale su vitalizi». Il nuovo ricorso. Il primo ricorso, presentato dai Consiglieri Provinciali del Movimento 5 Stelle, era stato bocciato e su questa sentenza -spiega Cristiano Zanella- «mi vien da pensare male perché ci sono dei giudici nominati dalla Provincia: anche in Trentino esiste qualche interesse politico in ambito giudiziario. Sarebbe opportuno, ora, con la riforma dello Statuto dell'Autonomia, eliminare la norma che da la possibilità ai politici di nominare e giudicare l'operato dei giudici». Sul tema dei vitalizzi «abbiamo deciso quindi di ricorrere al Capo dello Stato perché questo iter prevede una prima scrematura e un primo parere da parte del Governo».
Due le colonne portanti del ricorso: L'incostituzionalità della legge sui vitalizi. 
La legge va contro lo Statuto di Autonomia. Sono stati dati poteri all'Ufficio di presidenza: poteri che dovevano essere dati alla Giunta Regionale perché è la Giunta che deve deliberare sui regolamenti che attuano le leggi. Il conflitto di interesse. 
Dal momento in cui l'Ufficio di Presidenza ha deliberato l'ammontare dei compensi, alcuni membri dell'Ufficio erano in conflitto di interessi perché erano loro stessi i beneficiari degli assegni. Chi ha votato la legge, in poche parole, incassa il vitalizio.

lunedì 23 giugno 2014

Gli argomenti contro il Trasporto Pubblico Gratuito

Tempo di lettura: 7 minuti

Non esistono tesi sostenibili che possano confutare l'utilità della gratuità del trasporto pubblico, soprattutto quello urbano. In questa breve raccolta, ho collezionato gli argomenti più in voga e ne ho smontato i pregiudizi, o meglio spiegato le ragioni dell'errore.
Opporsi al trasporto pubblico gratuito è un lavoro difficile, che però sembra semplice essendo commentato in modo negativo da tutti gli organi di informazione. Questi ci hanno abituato a pensare che le società di Trasporto Pubblico abbiano "rilevanza economica", nel senso che dovrebbero autosostentarsi con i biglietti. Invece hanno una rilevanza sociale che supera abbondantemente il loro mero valore.


  • Non ce lo possiamo permettere!
Se riuscissimo a diminuire di solo il 10% i costi sanitari diretti (morti e feriti da incidenti, malattie croniche da inquinamento), cancellando i costi di bigliettazione avremmo un saldo positivo di quasi il 100% rispetto al fatturato derivante la bigliettazione.

  • Non esiste nulla di gratuito
In effetti è vero. Studi europei indicano che il finanziamento pubblico del TPL assicura alle imprese del settore dal 77 all'85% del loro budget. Inoltre in molte località il fatturato da bigliettazione è ampiamente inferiore ai costi della stessa bigliettazione. Come a dire che spendiamo di più per far pagare il biglietto rispetto all'incasso. Si arriva all'assurdo che occorre far pagare l'utente del TPL...per coprire i costi della produzione del biglietto (o dell'abbonamento) e del controllo del pagamento.

  • La gratuità del servizio non è la migliore forma di equità sociale
Sembra un'ossimoro. Se il TPL fosse completamente gratuito, verrebbe pagato totalmente dalle tasse dei cittadini. Le quali (speriamo) sono progressive rispetto al reddito e quindi costituzionalmente e socialmente eque. Vorrebbe dire che chi più guadagna più contribuisce al mantenimento del TPL. Che poi è utilizzato proprio dalle fasce di popolazione più deboli: studenti, disoccupati, persone a basso reddito; chiaramente invece "snobbato" da chi si può permettere accise e tasse di possesso automobilistico.
  • L'utenza non aumenterà
In Cina, nel periodo delle Olimpiadi, hanno reso gratuito il servizio di TPL per diminuire drasticamente il traffico cittadino. La gratuità è stata cancellata in anticipo in quanto il sistema di trasporto pubblico è risultato troppo utilizzato.
Hasselt (Belgio) ha visto crescere di 12 volte l'utenza del trasporto pubblico urbano dopo aver introdotto la gratuità.
  • Ci saranno troppi passeggeri (c'è bisogno di rispondere?)
Ma come...abbiamo appena detto che non aumenteranno...
In parole povere i detrattori dicono: non dobbiamo farlo perchè la popolazione ce lo chiede!!
  • E' troppo caro!
Rimando ai punti precedenti.
  • Diminuirà la pedonabilità e l'uso delle biciclette nelle città
A parte che i dati indicano l'esatto opposto, ovvero che più il trasporto pubblico è ben organizzato e utilizzato più le persone si spostano a piedi e in bicicletta...Si vuole forse asserire che l'utilizzo dell'automobile privata aumenti l'uso di "piedi e bici"?
  • I "poveri" utilizzeranno il TPL e disturberanno gli utenti 
Definire il TPL il trasporto dei poveri è la peggiore forma di razzismo sociale che si possa cavalcare. Il trasporto pubblico è il trasporto dei cittadini, nè dei poveri nè dei ricchi.
  • I ragazzi e i disoccupati lo utilizzeranno per divertimento
Naturalmente non succede ora. La maggior parte degli studenti e dei disoccupati gode in Europa di facilitazioni se non addirittura di gratuità. Chiunque sia possessore di un abbonamento credo si senta nella possibilità di utilizzare quanto più possibile il mezzo per cui ha il biglietto di viaggio. Quindi è un fenomeno che già succede. Ma le esperienze dicono che non aumenta in modo particolare, e che dopo qualche mese diminuisce quasi a scomparire.
  • Il trasporto pubblico gratuito è un esperimento
Ci sono decine di esempi nel mondo che indicano come il Trasporto Pubblico Gratuito abbia un impatto dirompente delle città dove viene applicato. Aumento esponenziale dei viaggiatori, diminuzione degli incidenti, aumento della socializzazione, aumento del valore commerciale della città e degli appartamenti, diminuzione del traffico cittadino. Quest'ultimo dato è sufficiente per comprendere la ragione di tanta opposizione. Non si consumerebbe più così tanto petrolio.
  • La qualità del trasporto si deteriorerà
Abbiamo già visto che il TPL gode del finanziamento pubblico dal 77 all'85%. Un eventuale deterioramento sarebbe imputabile solo alla diminuzione dei finanziamenti, non certo al mancato introito da bigliettazione.
Inoltre nell'ultima intervista il Presidente di ASSTRA, che riunisce le società di TPL italiane, Roncucci nota una diminuzione dell'utilizzo del TPL in Italia anche in presenza di una crisi economica devastante. Sembra che i cittadini abbiano rinunciato a spostarsi in quanto, pur impossibilitati a usare l'automobile, non hanno trovato nel TPL una valida alternativa al loro stato di necessità. I tagli alle linee e il costo del biglietto sono le cause. In netto contrasto con l'idea che i tagli e l'aumento dei biglietti sia un buon metodo manageriale per far quadrare i conti e quindi avere più risorse da spendere in qualità.

  • Gli autobus diventeranno insicuri
Le esperienze fatte offrono il dato opposto. Le persone si abituano a viaggiare in modo collettivo e si aiutano maggiormente. Gli atti di vandalismo precipitano (è impossibile assaltare un autobus pieno di persone...molto più semplice se è vuoto). Le persone anziane e le donne sono più sicure viaggiando su mezzi pieni che vuoti. 
Un dato su tutti è quello riscontrato ad Hasselt, dove le visite nell'ospedale cittadino sono aumentate in tal misura che l'assisitenza ospedaliera ne ha tratto un giovamento tangibile.

Per visionare il testo integrale e originale: Arguments against FPT


venerdì 18 aprile 2014

Manovra finanziaria italiana. Un aiuto ai lavoratori dipendenti?

In Italia ci si appresta all'approvazione della manovra finanziaria.
Mediaticamente, Uno dei più importanti provvedimenti è l'aumento di (massimo) 80€ per i dipendenti che percepiscono uno stipendio minore di 1500€ al mese, su cui il governo ha impostato molta comunicazione per la prossima campagna elettorale per le elezioni europee. 
Parole del Presidente del Consiglio che si è speso moltissimo per spiegarlo in tutte le televisioni nazionali.
Non voglio qui discutere la copertura di tale provvedimento, il quale avrà la portata di circa 10 miliardi, che sarà trovata nella diminuzione dei serivizi proprio a quelle persone che ne beneficieranno. Il classico pensiero neoliberista: si diminuiscono le tasse del 5% e si triplicano costi dei servizi in modo da annnullare il vantaggio fiscale. Ma rendendo precario il futuro personale, e disastroso qualsiasi imprevisto.
Voglio invece riflettere sugli obiettivi del provvedimento. Riflessione che dovrebbe servire anche al nostro impegno nel progettare un sistema di mobilità differente.
Il provvedimento si rivolge ad una specifica categoria di persone: dipendenti a basso reddito.
Pendolari. Proprietari di un'auto che serve a raggiungere il luogo di lavoro e per i piccoli spostamenti di piacere e divertimento nel week end.
Tra i commenti più evidenziati dai giornali italiani quello che più colpisce è: "con gli 80€ pago la benzina per andare a lavorare".
Molti di voi hanno già capito l'immediato pensiero che mi è sgorgato.
Ma se il vantaggio fiscale ha un costo così alto per tutta la società e, in ultima analisi, servirà per pagare gli spostamenti casa-lavoro, non era più semplice pensare a un provvedimento che raggiungesse lo stesso obiettivo senza costi?
Inoltre il provvedimento del Governo italiano avvantaggia solo una piccola parte di lavoratori. Chiaramente non avvantaggia i redditi alti, ma neppure gli incapienti (coloro che non hanno reddito oppure hanno redditi minimi), i disoccupati, gli studenti, le casalinghe, i lavoratori autonomi, i pensionati....spero di non aver dimenticato nessuna categoria.
Noi sappiamo perfettamente che il trasporto è sinonimo di libertà e di possibilità lavorative. Quindi la mobilità è una necessità. 
Se il Governo avesse ragionato in questi termini, e avesse i dati che abbiamo noi, avrebbe attuato una norma semplicissima, senza costi e che avrebbe avvantaggiato tutti i pendolari.
Rendere operativo il trasporto pubblico pubblico gratuito avrebbe centrato l'obiettivo senza bisogno di copertura, sappiamo che la bigliettazione è antieconomica per il trasporto pubblico urbano, e sarebbe stata socialmente giusta, avvantaggiando tutte le categorie.
Non sto qui a evidenziare i vantaggi economici esterni al potenziamento del trasporto pubblico.
Se il Governo avesse "investito" 10 miliardi nel trasporto pubblico rendendolo gratuito avrebbe centrato  tutti gli obiettivi prefissati.
Per lavorare siamo obbligati a possedere un'auto. Per divertirci siamo obbligati a possedere un'auto. Per curarci siamo obbligati a possedere un'auto. Per avere una famiglia siamo obbligati a possedere un'auto. Per comprare da mangiare abbiamo bisogno di possedere un'auto.
Se avessimo un sistema di trasporto pubblico efficiente pagato secondo le singole capacità contributive, così come recita la Costituzione italiana e quasi tutte le Costituzioni occidentali, avremmo la possibilità di non essere obbligati a possedere un'auto.
Già...ma se avessimo bisogno di un'auto per un imprvevisto? A questo ci pensa il car-sharing. Che è la costola privata ma flessibile del sistema automobilistico.
Esiste questo modello di trasporto? È attuabile?
Questo sistema di chiama Free Public Transport.
E noi sappiamo che si può fare. Ma ancora di più: sappiamo come farlo.
Per le prossime elezioni europee chiediamo ai nostri rappresentanti di spendersi per questo modello di sviluppo. Nel caso non lo comprendessero, organizzate un incontro, sarà un piacere per uno di noi spiegarlo in modo approfondito.

lunedì 14 aprile 2014

ITEA e i presunti risparmi

Ho appena inviato una lettera ai giornali relativa al caso del risparmio Tares ITEA annunciato stamane.
Ho già affrontato il caso nell'autunno scorso, pe chi volesse riguardare l'articolo: http://paolovergnano.blogspot.com/2013/10/trento-rise-deloitte-itea-e-gli.html

Gentilissimo Direttore,
Una breve lettera sul "caso ITEA".
Come candidato alle elezioni provinciali dell'anno scorso, mi sono occupato approfonditamente del sistema della società che si occupa dell'edilizia popolare in Trentino.
Unica in Italia ad essere SpA, viene gravata da una fiscalità propria delle società per azioni, tra cui il capitolo più evidente rimane la tassazione sugli immobili.
Prima l'ICI, poi l'IMU, ora la Tares ne hanno svuotato le casse per parecchie decine di milioni di Euro.
Nel 2014 se ne prevedono 9 milioni. 
La soluzione più semplice e immediata era la ritrasformazione (mi scusi il termine orrendo) in Ente della Provincia, con la conseguente riassunzione di parte del personale. Dico parte in quanto l'altra è già, o dovremmo dire ancora, dipendente provinciale.
Ma i nostri politici non vogliono proprio arrendersi all'idea che talvolta "pubblico" equivale a risparmio, e piuttosto che effettuare tale operazione hanno chiesto ai nostri parlamentari di firmare un emendamento che permetta a tale società un risparmio del 50% delle imposte Tares.
Ripeto, il 50%, non il 100%.
Non si tratta quindi, come scritto, di un risparmio di 4,5 milioni, ma bensì di una spesa di 4,5 milioni.
Inoltre mi chiedo, non da giurista ma da semplice cittadino, quale sia la discriminante di applicazione di tale provvedimento...i senatori Panizza e Tonini hanno deliberatamente scritto il nome delle società a cui tale vantaggio fiscale si applichi? 
Non é che la Corte Costituzionale determinerà la sua incostituzionalità tra 8 o 10 anni obbligando il Trentino a pagare allo Stato una cinquantina di milioni di tasse non versate?
Magari interessa a tutti i trentini sapere come risparmiare il 50% delle tasse...se i nostri rappresentanti ce lo spiegassero sarebbero veramente gentili.       

venerdì 11 aprile 2014

Servizi pubblici e privatizzazione

Sembrerà strano sentire un imprenditore, che crede fermamente nel libero mercato, scrivere queste poche parole.
Ma in questi ultimi tempi ho maturato una visione dell'imprenditoria privata come questa é, senza falsi pudori nè foglie di fico.
Lo scopo dell'imprenditore é l'utile aziendale e personale.
Come lo persegua é delegato alla sua coscienza o alle leggi a cui é sottoposto...ma più facilmente a queste ultime.
Come fa un imprenditore a fare utili?
Ha tre metodi in sostanza, 
- l'aumento del fatturato,
- l'aumento degli utili,
- la dimunizione delle spese.
Per le utilities (ovvero i famosissimi beni comuni) teoricamente l'aumento del fatturato non dovrebbe essere un metodo...anche se é notizia di ieri la condanna all'ergastolo di un primario milanese che falsificava cartelle cliniche proprio per aumentare il fatturato della propria clinica privata convenzionata.
Posso quindi affermare che l'aumento del fatturato nelle utilities provoca storture pericolose.
L'aumento gli utili si attua sostanzialmente riducendo il costo delle materie prime, che fino ad un certo punto é ottima cosa, ma superato questo diventa un abbassamento della qualitá fornita.
Finché questo avviene in un'azienda privata, nulla di grave. Saranno i clienti di questa azienda a premiare o punire questa politica di abbassamento della qualità senza abbassamento del prezzo. Ma nel caso di un bene comune questo significa solo abbassare la qualità del servizio senza un risparmio per la collettività. Direi quindi che anche questo caso non è di pubblica utilità.
La diminuzione delle spese é la parte che più mi sconforta.
Il primo risparmio che un'azienda privata attua, nel momenti in cui prende la gestione di una utility, é nel capitolo dell manutenzione. Ne sono esempio gli acquedotti, le reti energetiche, le stesse linee ferroviarie. Senza impegno di capitale pubblico le aziende concessionarie non riescono, o non vogliono, fare la manuntenzione adeguata.
Ma anche se un imprenditore privato avesse un cuore civile sconfinato, e pensasse al bene pubblico prima del proprio, dovrebbe comunque essere remunerato per il proprio lavoro.
Pensate che un 10% del fatturato sia un buon utile per una società?
Prendiamolo come dato di partenza.
Siamo sicuri, come cittadini, di voler pagare una maggiorazione del 10% per dei servizi che ci sono garantiti dalla Costituzione e dal nostro impianto sociale, solo per l'idea di una maggiore efficienza?
Certo, la più grande pubblicità che da oltre 20 anni si sbandiera per il passaggio gestionale dal pubblico al privato è l'efficienza.
Ma ora scopriamo che l'efficienza si riduce alla velocità di assunzione di persone richeste dalla politica locale e nazionale, senza concorso, senza merito, con stipendi incontrollati e incontrollabili. Scopriamo che l'efficienza privata paga consulenze fuori controllo del bilancio delle amministrazioni. Bilancio che per queste é sottoposto alla Corte dei Conti, la quale però nulla può nei confrondi di privati e pubblic companies.
La discussione é in atto.
Non é un discorso di destra o di sinistra, é un discorso di opportunità.


giovedì 27 marzo 2014

Il perchè del Trasporto Pubblico Gratuito all'interno della mobilità sostenibile

Ormai da due anni in Italia sta nascendo un movimento di opinione che ha come obiettivo la realizzazione del trasporto pubblico gratuito.
Detta così sembra un'assurdità.
La prima obiezione che viene da fare è: chi paga? Perchè io, che non prendo mai il mezzo pubblico, debbo pagare per una persona che lo prende?
Domande giuste, obiezioni corrette.
Analizziamo scientificamente il problema.


Da un punto di vista finanziario abbiamo studiato alcuni conti economici di società che si occupano di trasporto pubblico.
Nello specifico abbiamo studiato la società che si occupa del trasporto pubblico in Trentino, la quale ha la sua attività sia nell'ambito urbano sia extraurbano.
Il conto economico di Trentino Trasporti Esercizio ha un valore della produzione pari a 93,7 milioni di Euro.
Questo dato è sostanzialmente il fatturato totale dell'azienda di trasporto, che si compone di:

  • 77,3 milioni di €: contributi da enti pubblici (Contributi in Conto Economico);
  • 1,3 milioni di €: ricavi vari non meglio specificati;
  • 15,1 milioni di €: ricavi delle vendite e prestazioni.
Andando più nel profondo quest'ultima voce si compone di:
  • 2,6 milioni di €: servizi urbani turistici e noleggi;
  • 12,5 milioni di €: incassi dalle linee.
Possiamo quindi dire che i biglietti contribuiscono nel sistema gestito da TTE, che comprende i trasporti urbani, extraurbani del Trentino e la ferrovia Trento-Malè, per circa il 13,3% del totale del costo di esercizio.
Un calcolo fatto, che è sicuramente per difetto, indica che i costi per la produzione, distribuzione e controllo dei biglietti possa aggirarsi intorno ai 6 milioni di €.
I ricavi dalle linee risultano quindi intorno ai 6,5 milioni di €. 
Un misero 6,9% del totale del costo operativo del trasporto pubblico deriva dall'emissione dei biglietti.
Possiamo quindi affermare che il trasporto pubblico in Trentino gravi sulle tasse dei cittadini per il 93,1 %.
Tale dato non deve stupire, è circa lo stesso dato che riscontriamo in tutte le società di trasporto pubblico locale. Siamo riusciti ad effettuarlo in Trentino in quanto la società pubblico sul proprio sito i dati da cui si evincono i calcoli effettuati.
Andando a vedere il costo sociale dei soli incidenti in provincia di Trento, approssimativamente raggiungiamo la ragguardevole cifra di 150 milioni annui. Solo per gli incidenti automobilistici.
Gli studi dimostrano che una diminuzione del traffico implica una diminuzione esponenziale degli incidenti, e quindi dei costi sanitari legati.
Le città che hanno implementato il trasporto pubblico gratuito hanno ottenuto un aumento fino a 3 volte dei passeggeri trasportati con una diminuzione del 30% del traffico urbano in pochi anni di esercizio.
Città come Hasselt e comunità come Aubagne hanno cambiato la propria immagine e l'urbanistica grazie all'utilizzo di tale procedura.
Minor traffico, minore inquinamento, possibilità di trasformare le strade in giardini e piste ciclabili. Maggior sicurezza per pedoni e ciclisti, aumentata consapevolezza di un uso sociale del trasporto.
Tutto questo ha trasformato le relazioni. Ha aumentato la sicurezza sugli autobus, in quanto più affollati, e ha permesso alle città di investire maggiormente sul trasporto pubblico rispetto ad asfaltare terreni e a creare parcheggi.
L'economia delle città ne è risultata rivitalizzata, in quanto le persone acquistano più volentieri in un contesto tranquillo e senza traffico, e il valore degli immobili è cresciuto.
Certo occorre sperimentare, ma vista l'esiguità dell'investimento, occorrerebbe più coraggio nelle amministrazioni affinchè il trasporto pubblico diventi il vero asse portante di una mobilità sostenibile del territorio.
Il trasporto pubblico deve diventare il trasporto primario dei cittadini, in quanto è il vero sistema per diminuire il consumo del territorio, dei combustibili fossili ed è l'unico metodo per abbattere immediatamente l'inquinamento da traffico permettendo la libertà di movimento ai cittadini.
Se anche un'impresa automobilistica come la Ford sta guardando al mercato del trasporto pubblico come ad un settore su cui investire e in crescita vuol dire che anche per le imprese automobilistiche inizia ad essere una realtà da seguire con attenzione.