sabato 22 giugno 2013

Age of austerity

Siamo in un momento di crisi economica.
Dobbiamo fare delle riforme strutturali del nostro ordinamento per renderci competitivi.
Dobbiamo togliere dalle nostre Costituzioni ogni forma di concetto antifascista e socialista.
Queste le indicazioni dei banchieri più potenti del mondo, che concorrono alla creazione del Modello Unico di Pensiero con lo scopo di consolidare e istituzionalizzare un modello governativo superiore, non controllabile dal voto e non perseguibile per i disastri che vengono proposti.

Il mantra è quindi chiaro: diminuire la spesa pubblica, aumentare le tasse, privatizzare i servizi.
La famigerata austerità.


Ma porta a qualche risultato?
Non ci addentriamo in analisi di paesi Centro e Sud Africani in cui le idee di politica economica dettate dal FMI hanno creato solo povertà e soppressione delle popolazioni, invece che offrire benessere e consapevolezza, ma guardiamo alle porte di casa nostra.
Tre anni fa la 'toika' indicava alla Grecia una via per uscire dal pantano finanziario dovuto ad anni di spese folli da parte dello stato e delle amministrazioni.
Si è detto che hanno assunto troppo personale pubblico, che hanno aumentato in modo sconsiderato gli stipendi, che hanno vissuto sopra le loro possibilità.
Può essere.
Però ricordando tutte le parole e gli articoli di giornale nessuno ha mai menzionato gli sprechi della politica, le consulenze milionarie, le spese folli della classe dirigente. No, tutta colpa dei pensionati e degli impiegati che percepivano stipendi da 700 o 1500 € al mese.
Certo, ricordo dai libri di storia che è più facile far pagare la tassa sul macinato che tagliare ad amici e consanguinei stipendi e rendite folli, ma poi si incorre in quella che oggi chiamiamo recessione.
Al tempo della tassa sul macinato si chiamava fame, perchè la gente non riusciva a pagarla, quella tassa.
Oggi in Grecia si chiama povertà, denutrizione infantile, assenza di prevenzione sanitaria.
Senza che nessuno ce lo dica apertamente, sui banchi di scuola i bambini si accasciano per la fame, le famiglie non hanno i soldi per pagare i vaccini che lo stato non vuole più pagare (grazie alle indicazioni troikesche), nelle farmacie si trovano i medicinali di contrabbando, negli ospedali non hanno neppure più le medicazioni.
Però i cittadini continuano a pagare le tasse dei loro stipendi decurtati, gli imprenditori (o quel che ne rimane) pagano le tasse e cercano di andare avanti, e gli agricoltori sono obbligati a distruggere le derrate alimentari per mantenerne alto il prezzo. Tutte indicazioni della EU e del FMI.
Ma a chi interessa affamare un popolo?
Noi siamo ancora fortunati in Italia, parliamo della Grecia in termini distaccati, quasi come non ci interessasse, quasi non fossimo loro vicini, quasi non fossimo concittadini europei.
Ma siamo sicuri che sia questa l'Europa che vogliamo? Se venissimo a sapere che in una regione italiana i bambini soffrono di denutrizione, non cercheremmo di attuare una politica di sostegno? Perchè allora per la Grecia nessun paese europeo si pone il dilemma di offrire un sostegno per evitare che accada? Possibile che i politici europei non capiscano che questo loro modo di affrontare il problema non ha nessuna connessione con una vita corretta?
Quando abbiamo deciso di passare dalla monarchia assoluta alla democrazia, processo che in Italia è stato lungo e difficoltoso includendo milioni di morti in decine di conflitti europei, non credo avessimo l'idea di farci governare nuovamente da personaggi non eletti da noi.
Questo sta accadendo. Poche persone indicano le misure economiche che devono essere attuate, andando anche a indicare come queste devono essere fatte. Per poi, dopo tre anni, venirci a dire: forse abbiamo sbagliato, affamare la Grecia è stato un errore.
Ma in democrazia, chi sbaglia dovrebbe togliere il disturbo. Invece queste persone, che governano la Banca Centrale Europea e il Fondo Mondiale Internazionale, sono sempre al loro posto. Guadagnano sempre milioni di Euro, e ne fanno guadagnare altrettanti a chi vogliono loro.
Non è socialismo quello che auspico. E' giustizia sociale.
E una minima redistribuzione delle risorse, non tanto dal ricchissimo industriale al suo operaio quanto dall'alto funzionario al suo stesso paese, sarebbe auspicabile.
Occorre che l'austerità colpisca prima di tutti chi guadagna di più, il cittadino paga le tasse, sia esso imprenditore sia lavoratore. Il dipendente pubblico anche, e fa funzionare la macchina burocratica al meglio, se messo nelle condizioni, ma occorre ridimensionare alcune storture, e soprattutto evitare assolutamente i doppi (tripli, quadrupli...) incarichi.
Occorre ripensare a come vengono gestiti i soldi pubblici, agli investimenti, alle consulenze, pensando che ogni euro arriva dalle tasche dei propri cittadini.
Dobbiamo farlo.
Lo dobbiamo a noi e ai nostri figli.

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