Cerca nel blog

Movimento 5 Stelle

Movimento 5 Stelle

giovedì 27 marzo 2014

Il perchè del Trasporto Pubblico Gratuito all'interno della mobilità sostenibile

Ormai da due anni in Italia sta nascendo un movimento di opinione che ha come obiettivo la realizzazione del trasporto pubblico gratuito.
Detta così sembra un'assurdità.
La prima obiezione che viene da fare è: chi paga? Perchè io, che non prendo mai il mezzo pubblico, debbo pagare per una persona che lo prende?
Domande giuste, obiezioni corrette.
Analizziamo scientificamente il problema.


Da un punto di vista finanziario abbiamo studiato alcuni conti economici di società che si occupano di trasporto pubblico.
Nello specifico abbiamo studiato la società che si occupa del trasporto pubblico in Trentino, la quale ha la sua attività sia nell'ambito urbano sia extraurbano.
Il conto economico di Trentino Trasporti Esercizio ha un valore della produzione pari a 93,7 milioni di Euro.
Questo dato è sostanzialmente il fatturato totale dell'azienda di trasporto, che si compone di:

  • 77,3 milioni di €: contributi da enti pubblici (Contributi in Conto Economico);
  • 1,3 milioni di €: ricavi vari non meglio specificati;
  • 15,1 milioni di €: ricavi delle vendite e prestazioni.
Andando più nel profondo quest'ultima voce si compone di:
  • 2,6 milioni di €: servizi urbani turistici e noleggi;
  • 12,5 milioni di €: incassi dalle linee.
Possiamo quindi dire che i biglietti contribuiscono nel sistema gestito da TTE, che comprende i trasporti urbani, extraurbani del Trentino e la ferrovia Trento-Malè, per circa il 13,3% del totale del costo di esercizio.
Un calcolo fatto, che è sicuramente per difetto, indica che i costi per la produzione, distribuzione e controllo dei biglietti possa aggirarsi intorno ai 6 milioni di €.
I ricavi dalle linee risultano quindi intorno ai 6,5 milioni di €. 
Un misero 6,9% del totale del costo operativo del trasporto pubblico deriva dall'emissione dei biglietti.
Possiamo quindi affermare che il trasporto pubblico in Trentino gravi sulle tasse dei cittadini per il 93,1 %.
Tale dato non deve stupire, è circa lo stesso dato che riscontriamo in tutte le società di trasporto pubblico locale. Siamo riusciti ad effettuarlo in Trentino in quanto la società pubblico sul proprio sito i dati da cui si evincono i calcoli effettuati.
Andando a vedere il costo sociale dei soli incidenti in provincia di Trento, approssimativamente raggiungiamo la ragguardevole cifra di 150 milioni annui. Solo per gli incidenti automobilistici.
Gli studi dimostrano che una diminuzione del traffico implica una diminuzione esponenziale degli incidenti, e quindi dei costi sanitari legati.
Le città che hanno implementato il trasporto pubblico gratuito hanno ottenuto un aumento fino a 3 volte dei passeggeri trasportati con una diminuzione del 30% del traffico urbano in pochi anni di esercizio.
Città come Hasselt e comunità come Aubagne hanno cambiato la propria immagine e l'urbanistica grazie all'utilizzo di tale procedura.
Minor traffico, minore inquinamento, possibilità di trasformare le strade in giardini e piste ciclabili. Maggior sicurezza per pedoni e ciclisti, aumentata consapevolezza di un uso sociale del trasporto.
Tutto questo ha trasformato le relazioni. Ha aumentato la sicurezza sugli autobus, in quanto più affollati, e ha permesso alle città di investire maggiormente sul trasporto pubblico rispetto ad asfaltare terreni e a creare parcheggi.
L'economia delle città ne è risultata rivitalizzata, in quanto le persone acquistano più volentieri in un contesto tranquillo e senza traffico, e il valore degli immobili è cresciuto.
Certo occorre sperimentare, ma vista l'esiguità dell'investimento, occorrerebbe più coraggio nelle amministrazioni affinchè il trasporto pubblico diventi il vero asse portante di una mobilità sostenibile del territorio.
Il trasporto pubblico deve diventare il trasporto primario dei cittadini, in quanto è il vero sistema per diminuire il consumo del territorio, dei combustibili fossili ed è l'unico metodo per abbattere immediatamente l'inquinamento da traffico permettendo la libertà di movimento ai cittadini.
Se anche un'impresa automobilistica come la Ford sta guardando al mercato del trasporto pubblico come ad un settore su cui investire e in crescita vuol dire che anche per le imprese automobilistiche inizia ad essere una realtà da seguire con attenzione.

martedì 18 marzo 2014

Obiezione di coscienza o aberrazione di coscienza?

Premetto, non sono un abortista. Nel senso che non considero l'aborto un metodo contraccettivo, ma solo, come ho già scritto, il gesto estremo di un sistema contraccettivo che non ha funzionato. 
Escludendo quindi l'aborto terapeutico, questa pratica medica dovrebbe essere praticamente nulla nella realtà. Dovrebbe funzionare il sistema di informazione contraccettiva collettivo, o pubblico a dir si voglia.
Dovrebbe appunto. Ma affinchè questo sistema funzioni deve arrivare alle orecchie delle donne che, in età fertile, hanno o possono avere rapporti sessuali.
Una ragazza in età adolescenziale, quindi in età fertile, dove recupera le informazioni per un corretto svolgimento della propria attività sessuale in sicurezza?
Dovrebbe essere in primo luogo la famiglia, quindi la scuola e il sistema sanitario a dover essere deputati a tale scopo.
Da operatore sanitario so che la vera prevenzione non si fa in famiglia. Si fa tramite le strutture pubbliche dedicate. I vaccini, le campagne antipeduculosi, la prevenzione degli stati influenzali e via discorrendo, hanno come luogo deputato di informazione la scuola e gli ambulatori pubblici.
La sessualità è un momento imprescindibile della vita di ogni persona, e può comportare rischi sanitari, personali e collettivi, che vanno al di là della gravidanza, ma che possono precederla e addirittura seguire la vita della donna segnandone l'esistenza.
Parlo di candidosi, di cistiti croniche, di tumore del collo dell'utero. Spesso causate da attività sessuali errate proprio nei primi anni di vita. Senza dimenticare infezioni virali ancora più gravi come l'HIV.
Una soluzione è certamente l'astinenza fino al matrimonio. Ma questa deve essere per tutti e due i soggetti, non solo per la donna. Anche perchè mi pongo una domanda, se tutte le donne applicano l'astinenza o la fedeltà assoluta, come potrebbe un uomo avere un rapporto sessuale senza sposarsi? Quindi tutti vergini fino al matrimonio e fedeli durante...e divieto di divorzio, naturalmente.
Ma visto che non siamo fatti così, si deve mantenere un approccio laico alla questione dell'educazione sessuale e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
E parlare di educazione sessuale, comporta obbligatoriamente l'informazione riguardo ai metodi contraccettivi.
Qui si inserisce il tema dell'obiezione di coscienza. 
Qualche giorno fa ho avuto un bellissimo scambio di opinioni con alcune amiche sul tema. Fermo restando che tutte davano per scontato che, nel caso dovesse succedere loro, esigerebbero la totale autonomia decisionale, molte comprendevano il travaglio del medico chirurgo ginecologo nei confronti dell'atto medico abortivo.
Ma quando questi stessi medici negano un metodo contraccettivo, come la pillola del giorno dopo, o anche un metodo farmacologico abortivo come la RU-486, rimango talmente frastornato che inizio a pensare di essere nel giusto quando penso che l'obiezione nasconda altro rispetto al dramma psicologico dell'atto medico.
Un contraccettivo non è aborto, questo credo sia chiaro a tutti.
Quindi non dovrebbe rientrare nella possibile azione dell'obiezione di coscienza. Anzi, non ci rientra proprio. 
Anche la pillola abortiva non dovrebbe creare il problema di coscienza che, come qualcuno ha detto, provocherebbe conseguenze psicologiche per mesi....
Chiunque conosca il decorso farmacologico della RU-486 sa che provoca una mestruazione abbondante. Nessun atto medico, nessuna possibile conseguenza psicologica per il ginecologo, il quale non vede neppure l'emorragia, a meno che non sia casualmente presente mentre la donna la subisce.
Eppure l'utilizzo della RU-486 è considerato aborto e quindi "sanzionabile" con l'obiezione di coscienza.
Ma ancora peggio è quando l'obiezione viene attuata nell'atto prescrittivo di un contraccettivo.
Avete capito bene, la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, in quanto impedisce l'impianto dell'embrione, non ne provoca la sua espulsione. Nel caso in cui venga assunta dopo l'impianto non ha effetti su questo, provoca solo vomito nella donna.
La domanda quindi è: perchè vietarne l'uso adducendo motivi di obiezione di coscienza?
Inoltre esiste anche l'obiezione di coscienza dei colleghi farmacisti. Alcuni di loro si rifiutano di dispensare il farmaco prescritto se questo ha attinenza la contraccezione (ricordo che in Italia è vietata la vendita della pillola abortiva).
Alle donne che dovessero subire l'umiliazione di vedersi negata la prescrizione o, peggio, la dispensazione di un qualsiasi metodo contraccettivo, ricordo che tali atti sono obbligatori da parte dl medico e del farmacista, i quali hanno precisi compiti nell'ambito sanitario.
Mentre il medico potrebbe obiettare di fantomatici effetti collaterali, il farmacista non ha nessun appiglio legale per negare una dispensazione di un farmaco prescritto.
Ma la domanda rimane. Per quale motivo un medico dovrebbe obiettare nel prescrivere un contraccettivo se non per motivi religiosi o di oppurtunismo lavorativo?
Da un medico noi ci aspettiamo che operi per il nostro bene, esclusivo nostro bene, per nessun altro motivo.
Naturalmente il medico che rifiuta una tale prescrizione o un farmacista che nega la dispensazione sono sanzionabili penalmente e deferibili all'Ordine Professionale, e chi subisce tale obiezione può chiedere i danni in sede civile.
Parliamo di quote rosa, di parità di genere. Ma finchè nel nostro paese si deve discutere di come una donna debba ottenere informazioni o cure della sfera sessuale, non avremo mai la reale parità.
E questo lo deve pretendere prima di tutti la metà femminile della popolazione italiana.

Un bell'articolo sull'argomento, con anche i moduli per inoltrare le denunce:

domenica 16 marzo 2014

Obiezione di coscienza, oltre il 50% dei ginecologi la applicano

Da vari organi di informazione inizia la discussione sull'opportunità di avere una legislazione sull'obiezione che sorpassi i diritti sanciti non solo dalle leggi, ma anche dalla Costituzione e dalle stesse prerogative mediche.
Ovvero, l'idea che in nome di una non ben chiara "presa di coscienza" personale un medico si possa rifiutare una prestazione, appunto, medica.
L'aborto in Italia non solo è legale, ma è di libera scelta della donna.
Non sto parlando di idea personale, ma di quello che ha indicato un referendum molto controverso che i nostri genitori e i nostri nonni hanno, bontà loro, votato e ci hanno tramandato: la libertà della donna di scegliere.
Si, questa è l'indicazione della 194, la libertà di scelta della donna di continuare o meno una gravidanza, senza nessuna interferenza da parte di alcun soggetto. Né il compagno né la struttura sociale possono decidere al posto della futura madre. Personalmente mi sembra un carico di responsabilità sufficiente: Lei, e solo lei, si assume tutta la responsabilità e ne porterà le conseguenze psicologiche seguenti per tutta la vita.
Non è una scelta semplice abortire, e chiunque abbia avuto la sfortuna di dover effettuare questa decisione lo sa. Così come lo sa chiunque abbia assistito una donna effettuare tale scelta.
Parlo da uomo, geneticamente non adeguato a comprendere appieno la portata di un aborto. Siamo fatti in modo diverso, noi non potremo mai portare in grembo un essere vivente. Noi ci innamoriamo di nostro figlio quando lo vediamo la prima volta; l'ecografia da questo punto di vista è un passaggio fondamentale, è il primo contatto con la futura vita e il primo momento in cui un uomo si rende conto di quello che succederà a breve. Ma prima....nulla.
La futura madre invece si sente madre dall'istante del concepimento. Per esperienza personale, le donne sanno che sono incinta prima di vedere il test di gravidanza positivo.
Ma chi può pensare che un essere che percepisce una vita dentro di sè possa disfarsene a cuor leggero? Chi può credere che una donna che comprende la crescita del proprio futuro figlio, quando questo non è altro che qualche centinaio di cellule impiantate malamente su una parete uterina, possa con leggerezza espellerlo?
Chi crede una cosa simile semplicemente non può neppure avvicinarsi a legiferare in tal senso. Chi non comprende il dramma personale di una donna che abortisce non deve neppure avere la possibilità di parlare dell'argomento.
Credo personalmente che l'aborto non sia un metodo contraccettivo, ma un'estrema ratio di disperazione o di abbandono o di necessità.
La legge non può permettersi di giudicare o di fermare questa estrema ratio, deve evitare che la donna ci arrivi.
Le azioni, le proposte, le soluzioni? Sono più semplici di quello che si possa immaginare.
1) I consultori devono essere funzionali, liberi, accessibili, aperti sempre (e con sempre intendo sempre, anche di notte) soprattutto quando le giovani donne sono libere. È inutile avere un consultorio aperto dalle 9 alle 12 quando le adolescenti sono a scuola.
2) La contraccezione deve essere pubblicizzata e accettata ovunque. I contraccettivi devono essere SOP (senza obbligo di prescrizione) e i medici devono collaborare coi farmacisti per fornire le adeguate informazioni.
3) L'obiezione di coscienza deve essere in qualche modo sanzionata. Anche pecuniariamente. Non vuoi effettuare un servizio? Ne paghi le conseguenze. 
Questo punto è fondamentale, per il ginecologo è un dramma personale e aberrante effettuare un aborto, sono sicuro che la maggior parte dei medici è obiettore per motivi sostanziali (appunto lo schifo di dover essere l'ultima catena di un processo che non ha funzionato, l'idea che stanno facendo violenza a una donna e che questa ne porterà le conseguenze per tutta la vita anche a causa loro) piuttosto che religiose.
Non parlo neppure dell'aborto terapeutico, chi si nega a un tale atto deve giustificarsi con la propria coscienza.