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Movimento 5 Stelle

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martedì 18 marzo 2014

Obiezione di coscienza o aberrazione di coscienza?

Premetto, non sono un abortista. Nel senso che non considero l'aborto un metodo contraccettivo, ma solo, come ho già scritto, il gesto estremo di un sistema contraccettivo che non ha funzionato. 
Escludendo quindi l'aborto terapeutico, questa pratica medica dovrebbe essere praticamente nulla nella realtà. Dovrebbe funzionare il sistema di informazione contraccettiva collettivo, o pubblico a dir si voglia.
Dovrebbe appunto. Ma affinchè questo sistema funzioni deve arrivare alle orecchie delle donne che, in età fertile, hanno o possono avere rapporti sessuali.
Una ragazza in età adolescenziale, quindi in età fertile, dove recupera le informazioni per un corretto svolgimento della propria attività sessuale in sicurezza?
Dovrebbe essere in primo luogo la famiglia, quindi la scuola e il sistema sanitario a dover essere deputati a tale scopo.
Da operatore sanitario so che la vera prevenzione non si fa in famiglia. Si fa tramite le strutture pubbliche dedicate. I vaccini, le campagne antipeduculosi, la prevenzione degli stati influenzali e via discorrendo, hanno come luogo deputato di informazione la scuola e gli ambulatori pubblici.
La sessualità è un momento imprescindibile della vita di ogni persona, e può comportare rischi sanitari, personali e collettivi, che vanno al di là della gravidanza, ma che possono precederla e addirittura seguire la vita della donna segnandone l'esistenza.
Parlo di candidosi, di cistiti croniche, di tumore del collo dell'utero. Spesso causate da attività sessuali errate proprio nei primi anni di vita. Senza dimenticare infezioni virali ancora più gravi come l'HIV.
Una soluzione è certamente l'astinenza fino al matrimonio. Ma questa deve essere per tutti e due i soggetti, non solo per la donna. Anche perchè mi pongo una domanda, se tutte le donne applicano l'astinenza o la fedeltà assoluta, come potrebbe un uomo avere un rapporto sessuale senza sposarsi? Quindi tutti vergini fino al matrimonio e fedeli durante...e divieto di divorzio, naturalmente.
Ma visto che non siamo fatti così, si deve mantenere un approccio laico alla questione dell'educazione sessuale e della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
E parlare di educazione sessuale, comporta obbligatoriamente l'informazione riguardo ai metodi contraccettivi.
Qui si inserisce il tema dell'obiezione di coscienza. 
Qualche giorno fa ho avuto un bellissimo scambio di opinioni con alcune amiche sul tema. Fermo restando che tutte davano per scontato che, nel caso dovesse succedere loro, esigerebbero la totale autonomia decisionale, molte comprendevano il travaglio del medico chirurgo ginecologo nei confronti dell'atto medico abortivo.
Ma quando questi stessi medici negano un metodo contraccettivo, come la pillola del giorno dopo, o anche un metodo farmacologico abortivo come la RU-486, rimango talmente frastornato che inizio a pensare di essere nel giusto quando penso che l'obiezione nasconda altro rispetto al dramma psicologico dell'atto medico.
Un contraccettivo non è aborto, questo credo sia chiaro a tutti.
Quindi non dovrebbe rientrare nella possibile azione dell'obiezione di coscienza. Anzi, non ci rientra proprio. 
Anche la pillola abortiva non dovrebbe creare il problema di coscienza che, come qualcuno ha detto, provocherebbe conseguenze psicologiche per mesi....
Chiunque conosca il decorso farmacologico della RU-486 sa che provoca una mestruazione abbondante. Nessun atto medico, nessuna possibile conseguenza psicologica per il ginecologo, il quale non vede neppure l'emorragia, a meno che non sia casualmente presente mentre la donna la subisce.
Eppure l'utilizzo della RU-486 è considerato aborto e quindi "sanzionabile" con l'obiezione di coscienza.
Ma ancora peggio è quando l'obiezione viene attuata nell'atto prescrittivo di un contraccettivo.
Avete capito bene, la pillola del giorno dopo non è un farmaco abortivo, in quanto impedisce l'impianto dell'embrione, non ne provoca la sua espulsione. Nel caso in cui venga assunta dopo l'impianto non ha effetti su questo, provoca solo vomito nella donna.
La domanda quindi è: perchè vietarne l'uso adducendo motivi di obiezione di coscienza?
Inoltre esiste anche l'obiezione di coscienza dei colleghi farmacisti. Alcuni di loro si rifiutano di dispensare il farmaco prescritto se questo ha attinenza la contraccezione (ricordo che in Italia è vietata la vendita della pillola abortiva).
Alle donne che dovessero subire l'umiliazione di vedersi negata la prescrizione o, peggio, la dispensazione di un qualsiasi metodo contraccettivo, ricordo che tali atti sono obbligatori da parte dl medico e del farmacista, i quali hanno precisi compiti nell'ambito sanitario.
Mentre il medico potrebbe obiettare di fantomatici effetti collaterali, il farmacista non ha nessun appiglio legale per negare una dispensazione di un farmaco prescritto.
Ma la domanda rimane. Per quale motivo un medico dovrebbe obiettare nel prescrivere un contraccettivo se non per motivi religiosi o di oppurtunismo lavorativo?
Da un medico noi ci aspettiamo che operi per il nostro bene, esclusivo nostro bene, per nessun altro motivo.
Naturalmente il medico che rifiuta una tale prescrizione o un farmacista che nega la dispensazione sono sanzionabili penalmente e deferibili all'Ordine Professionale, e chi subisce tale obiezione può chiedere i danni in sede civile.
Parliamo di quote rosa, di parità di genere. Ma finchè nel nostro paese si deve discutere di come una donna debba ottenere informazioni o cure della sfera sessuale, non avremo mai la reale parità.
E questo lo deve pretendere prima di tutti la metà femminile della popolazione italiana.

Un bell'articolo sull'argomento, con anche i moduli per inoltrare le denunce:

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