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Movimento 5 Stelle

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sabato 10 agosto 2013

Cromo esavalente in Val di Sella



La notte di San Lorenzo è buia, che più buia non si può. Non parliamo della notte delle stelle cadenti, ma di quella di cava San Lorenzo, in Val di Sella, territorio comunale di Borgo Valsugana. A inizio degli anni ottanta nella discarica di materiali di origine industriale venivano conferiti, con relative autorizzazioni, polveri di abbattimento fumi delle acciaierie. Fra il 2012 e il 2013 sono state fatti degli scavi ed analisi chimiche, nell’ambito di un’inchiesta ambientale della Procura della Repubblica di Trento, in collaborazione con i Forestali dello Stato.


Ora si scopre la presenza di cromo esavalente. Si tratta di una sostanza che la Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) classifica come cancerogena. L’esposizione a cromo esavalente è una delle possibili cause di tumore al polmone: l’apparato respiratorio rappresenta il principale bersaglio dell’azione tossica.


Pochi giorni fa (inizio agosto 2013) il sindaco di Borgo, con ordinanza, ha vietato di consumare l’acqua proveniente dalle tre sorgenti inquinate (destinatari sono tre soggetti privati residenti a Borgo e Castelnuovo), ha vietato il passaggio nell’area dell’ex cava ed ha spedito una lettera di diffida all’acciaieria di Borgo Valsugana (in liquidazione) e «ai signori Leali (ex proprietari), al fine di procedere immediatamente ai necessari interventi di bonifica del sito fonte di inquinamento ambientale».


L’ex cava che non sembra un’ex cava. Chi fino a ieri passava per San Lorenzo non poteva immaginare cosa stava là sotto. Tutto è apparentenete verde, bello, eccetto alcuni alberelli un po’ troppo sottili e con foglie un po’ troppo chiare, che non passano inosservati agli occhi attenti degli esperti. Sul sito ha lavorato soprattutto il Nucleo investigativo del Corpo forestale dello Stato.


L’Appa ha prelevato campioni di vegetale, per valutare l’eventuale presenza di inquinante. «In esito a questi esami sapremo se tali vegetali potranno rimanere sul sito oppure se dovranno essere smaltiti altrove, nel senso che la procedura ipotizzata per la cava di San Lorenzo dovrà consistere nell’abbattimento di tutta la vegetazione soprastante e la completa copertura del sito con appositi teloni (circa 3000 metri quadrati)».


Dopo un primo campionamento con la fluorescina, un tracciante che permette di cogliere la presenza di sostanze inquinanti, che non aveva portato risultati, è stata fatta una seconda campagna di indagini empiriche, mediante l’utilizzo di altro tracciante. «Dopo qualche mese di attesa - si legge nel comunicato firmato dal sindaco Fabio Dalledonne - ecco apparire le prime tracce, significative. Veniva così dimostrato il collegamento tra il punto A (fonte dell’inquinamento) ed il punto B (sorgenti inquinate). A distanza quindi di circa un anno e mezzo dall’inzio delle ricerche, si dimostrava il nesso di causalità».


Cosa succederà ora? Dal Comune è partita una lettera alla vecchia proprietà delle Acciaieria, destinatari Dario e Cesare Leali, per chiedere di procedere in brevissimo tempo alla bonifica del sito. Un’operazione che prevede una spesa di circa 50 mila euro.


«In collaborazione con l’Appa, con cui siamo stati sempre in contatto, abbiamo deciso di optare per la messa in sicurezza dell’intera area di circa 3 mila metri quadrati», ha dichiarato il sindaco. Tutta la vegetazione che si trova nella parte sopra l’ex cava verrà abbattuta e, per impedire all’acqua piovana di entrare nella falda, la zona sarà coperta con dei teloni».


Le indagini non sono finite. A valle del primo tornante della provinciale per Sella saranno messi nuovi piezometri per controllare la falda esistente in zona. Il sindaco rassicura: l’inquinamento non riguarda l’acquedotto; l’acqua del rubinetto si può bere. E menomale.


Di questa vicenda avevamo parlato un anno fa. Anche di questo parla LA FARFALLA AVVELENATA (Città del Sole Edizioni). Ancora VELENI in Valsugana (e non solo in Valsugana). Ed è buia la notte di San Lorenzo.

Andrea Tomasi e Jacopo Valenti




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